Castana di capelli, quarantacinque anni oggi, mai stata bella Milena. Originaria di Viterbo, romantica, dolce di carattere, è cresciuta in una buona famiglia. A vent’anni conosce Brando, al mare, a Viareggio. Lei studentessa di magistero, bassina, un po’ in sovrappeso. Lui sorvegliante in una sala corse, ventisette anni; bei lineamenti, una somiglianza con Robert Redford.
Si rivedono, Brando la corteggia; la famiglia di lei, abbiente in quegli anni, disapprova la cosa. Ancora un anno e si sposano: lei innamorata come il primo giorno, lui già meno attaccato. Due figli nel giro di tre anni.
In seguito lui farà il custode notturno, posto che gli ha trovato il suocero; lei a casa, a seguire i bambini. A un certo punto l’azienda manufatturiera del padre va in liquidazione, i cinquemila euro che Milena riceveva mensilmente cessano di colpo. Pochi mesi dopo Brando ha una rissa sul posto di lavoro; c’era stato un furto, reagisce male col capufficio, licenziato.
Da allora tutti un calando. Milena si mette a fare la badante, sfiorisce fisicamente, si trascura nel vestiario: alta un metro e sessantatré, pesa adesso oltre settanta chili, ha sempre addosso un odore di vasellina, di bucato.
Brando, bello più che mai, comincia a uscire ogni sera: sala corse, scommesse, in giro con gli amici. Una sera rincasa alticcio, vola qualche sberla. Tre giorni dopo la cosa si ripete, urla, rumore di mobili smossi; i vicini di casa avvertono la polizia. Milena un occhio nero, zoppica, copre il marito comunque, dice che è caduta.
Guido ora dorme fuori, qualche notte; sbraita spesso, pretende soldi da lei. Arriva il momento che il giudice dispone un allontanamento, lui non si sa come finisce in Spagna.
Da qualche giorno telefona di nuovo però; sembrerebbe voler tornare, lei confabula a lungo al cellulare, ascoltandolo: l’espressione complice, rapita di sempre, i figli scuotono la testa.
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