Il ginecologo dei Radicali è stato denunciato per linguaggio offensivo e foto alle parti intime
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La procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio per Silvio Viale, consigliere comunale dei Radicali +Europa: V., ginecologo di 68 anni, era indagato dal 2023 dopo che sette sue pazienti lo avevano denunciato per violenza sessuale.
Le prime a farsi avanti erano state quattro studentesse, tutte di età compresa tra i 20 e i 25 anni e difese dalle avvocate Benedetta Perego e Ilaria Sala. Le ragazze avevano raccontato di essersi rivolte al ginecologo dopo aver letto numerose recensioni pubbliche online, in particolare su siti dedicati alla professione medica (come miodottore.it). A quanto pare lo avevano scelto affidandosi alle ottime credenziali che vanta su internet e alla fama di ginecologo da sempre impegnato nelle battaglie a favore dell’aborto. Salvo poi ricredersi dopo la prima visita: tutte le parti offese hanno ricordato di aver subìto un linguaggio «offensivo» da parte di Viale, che avrebbe scattato anche delle foto alle loro parti intime. Alcune hanno parlato di palpeggiamenti e mani che “indugiavano” durante le visite, altre di frasi e domande indiscrete sulla vita privata e sulle abitudini sessuali: «Sono stata una sua paziente e ricordo quanto mi mise a disagio la visita con lui», ricordava una delle parti offese.
A incidere fu soprattutto «il fatto che non avesse uno spazio dietro cui potersi cambiare. Mi spogliai in mezzo alla stanza dove sono stata visitata». Una visita che ricorda con amarezza: «Non ho avuto esperienze mediche peggiori di questa».
Tutte queste condotte «hanno generato in loro un senso di impotenza e vergogna» nelle pazienti, come riportato negli atti dell’inchiesta condotta dalle pm Lea Lamonaca e Delia Boschetto con il coordinamento del procuratore aggiunto Cesare Parodi, che guida il pool fasce deboli.
L’anno scorso era scattato il sequestro di cartelle cliniche, documenti, computer e cellulari nello studio privato del medico, in via Berthollet, e in quello dell’ospedale Sant’Anna: lì erano spuntate anche le foto incriminate delle pazienti. Poi le donne e l’indagato erano stati sentiti in procura, dove Viale si è avvalso della facoltà di non rispondere (anche se pubblicamente, anche in Consiglio comunale, ha respinto ogni accusa). L’unica concessione sarebbe quella di aver peccato di informalità, con il risultato di essere stato «frainteso» dalle pazienti.
Contattato al telefono da Repubblica, il consigliere ha scelto di non rilasciare dichiarazioni: «Non ho mai parlato su questa vicenda e non parlo neanche in questo caso», taglia corto Viale, difeso dall’avvocato Cosimo Palumbo.
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