Un gruppo di soldati russi si è consegnato agli ucraini, che agivano a distanza con robot-kamikaze: «Vogliamo arrenderci». Poi i droni hanno guidato i militari di Mosca fino all’area controllata dalle truppe di Kiev
Il ruolo dei droni nell’invasione russa dell’Ucraina ha fatto scuola e ha mostrato come l’impiego della tecnologia, anche di quella più semplice (persino «consumer» in certi casi) ma riadattata ad usi militari, possa cambiare gli scenari di una guerra del XXI secolo. Ora, un nuovo episodio stabilisce una prima volta nella storia militare e nell’impiego di tecnologie robotiche sul campo di battaglia.
Secondo il resoconto dell’esercito ucraino, ben documentato da video e foto, una postazione fortificata russa è stata completamente neutralizzata e i suoi occupanti fatti prigionieri dalle forze di Kiev. La novità è che i protagonisti dell’azione sono stati esclusivamente robot e droni, senza il coinvolgimento in prima linea di un singolo soldato (in carne e ossa) ucraino. Ad agire a distanza era un’unità specializzata dell’esercito di Kiev, un gruppo d’élite che si fa chiamare «Deus ex machina» e che fa parte della 3ª Brigata d’Assalto (team di esperti in questo tipo di nuovi armamenti sono attivi fin dall’inizio del conflitto).
L’operazione, condotta intorno all’8 e 9 luglio, nell’oblast di Kharkiv, ha visto l’impiego sinergico di droni FPV (First Person View) e di robot terrestri kamikaze. Non parliamo di robot umanoidi alla Terminator ma di più banali, ma altrettanto efficaci e terrificanti per chi è sul campo di battaglia, mini-veicoli cingolati. Uno di questi mezzi, caricato con una quantità significativa di esplosivo – l’equivalente di oltre 20 chilogrammi di Tnt – ha colpito con precisione l’ingresso di una trincea russa. Il colpo ha avuto un impatto tale che, all’avvicinarsi di un secondo robot terrestre, i pochi soldati russi sopravvissuti non hanno esitato a capitolare, mostrando un cartello di resa.
Nei video diffusi si vedono i militari mostrare agli ucraini, che seguivano la scena a distanza attraverso le videocamere dei droni aerei, un cartello realizzato in modo artigianale che diceva: «Vogliamo arrenderci».
Dopo la richiesta di arrendersi dei russi, sono in entrati in azione i droni ucraini: fungendo da veri e propri «pastori tecnologici», i Dji Mavic (un drone cinese pensato per l’uso civile ma molto utilizzato ormai da entrambe le parti in guerra) hanno guidato i prigionieri disarmati verso le linee ucraine, mostrando una capacità di controllo e gestione del campo di battaglia probabilmente impensabile prima del conflitto tra Mosca e Kiev.
«Dopo aver seguito il Mavic, i russi sono sdraiati a terra nella “posa del delfino”» dicono i soldati ucraini in un video. A questo punto la fanteria ucraina è entrata in azione e ha messo in sicurezza la posizione conquistata.
L’intera operazione è durata appena un quarto d’ora, senza che i soldati ucraini sparassero un singolo proiettile. In precedenza Kiev aveva cercato di ottenere il controllo quell’area in modo tradizionale, ma senza successo.
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