Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha espresso forte dissenso dopo che un magistrato in servizio ha pubblicamente segnalato su un quotidiano gli errori commessi dallo stesso ministro nel caso Almasri. Le sue parole in occasione della quarta edizione di “Parlate di mafia” hanno acceso un dibattito sul rapporto tra politica e magistratura, soprattutto riguardo alla libertà di critica di un giudice nei confronti di un esponente governativo. Nordio ha poi sottolineato la necessità di una riforma che limiti ciò che definisce «esondazioni improprie» da parte dei magistrati.
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Secondo Nordio, questo tipo di comportamento da parte di un magistrato costituisce un’inammissibile intromissione che, in altre realtà, avrebbe portato a conseguenze immediate e severe. Ha usato un paragone molto diretto, affermando che «in qualsiasi paese, una simile condotta avrebbe richiesto l’intervento degli infermieri», implicando quindi instabilità o incapacità di chi si è esposto in quel modo su temi delicati.
Questa forte presa di posizione indica una frattura evidente tra il ministero e una parte della magistratura, in particolare in relazione al grado di autonomia e impunità percepita da alcuni magistrati. Nordio ritiene che l’episodio rappresenti un segnale preoccupante riguardo al rispetto delle funzioni e dei ruoli istituzionali, soprattutto in casi così sensibili come quello di Almasri, che negli ultimi anni ha alimentato molte discussioni sulla giustizia italiana.
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Nordio ha poi ampliato il discorso condividendo un giudizio critico sull’atteggiamento di una parte della magistratura. Ha detto che molti magistrati si sentono autorizzati a parlare liberamente e senza limiti, godevano di una vera e propria impunità che consente loro di esprimere giudizi e critiche senza conseguenze. Il ministro ha anche sottolineato l’assenza di sanzioni specifiche per le cosiddette «esondazioni improprie», cioè le uscite non autorizzate o troppo estese su questioni pubbliche da parte degli inquirenti o giudici.
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Secondo Nordio, questo stato va corretto attraverso una riforma in grado di ridare equilibrio tra il potere giudiziario e le altre istituzioni. Il riferimento è implicito alla delicata questione del confine tra libertà di opinione pubblica da parte dei magistrati e rispetto dei ruoli istituzionali, tema centrale nel dibattito politico-giudiziario in Italia. Il ministro ha espresso l’idea che «senza una modifica normativa, queste situazioni rischiano di ripetersi con effetti negativi sulla fiducia nelle istituzioni e nel sistema giudiziario».
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