La vita di ogni giorno, con il carico costante e sovrabbondante di informazioni, suoni, luci ed emozioni, non per tutti è controllabile alla stessa maniera. Ad esempio, per una persona nello spettro autistico, soprattutto quando è un bambino, l’ambiente circostante non è sempre amico e può diventare qualcosa di travolgente e minaccioso. Questa condizione non è un’anomalia né una debolezza: è la risposta fisiologica e psicologica a un’intensità che il cervello non riesce più a elaborare, a tenere nell’alveo della normalità.

Quando il sovraccarico di informazioni è smisurato, può accadere infatti che in un individuo l’energia accumulata ha la prepotente necessità di venir fuori, alle volte quasi di deflagrare come una bomba. 

In un bambino spesso questo viene considerato un capriccio, un atto manipolatorio, un comportamento da correggere, anche in modo duro in alcuni casi. Ma non c’è niente di più sbagliato a considerarlo così, perché il meltdown è piuttosto una reazione neurofisiologica estrema, un’esplosione involontaria che segnala il cedimento temporaneo delle capacità di regolazione e di interazione sociale. E segnala, in modo chiaro, che quel bambino, quella persona, ha raggiunto il livello massimo di sopportazione e non ce la fa più a subire lo stress sensoriale, emotivo o cognitivo che percepisce intorno a sé e che non riesce a controllare, andando in tilt e reagendo con movimenti ripetitivi o chiusura verso l’ambiente circostante.

Durante un meltdown, un bambino può avere scoppi di rabbia, movimenti autostimolatori molto marcati, perdita di coordinazione e capacità comunicativa, può gridare, piangere, agitarsi in modo improvviso, tapparsi le orecchie o gli occhi per proteggersi dagli stimoli, cercare di fuggire dalla situazione o avere comportamenti intensi e pericolosi, tanto da sembrare aggressivi verso gli altri o verso sé stessi. Non lo fa in modo consapevole, ma il suo atteggiamento è una chiara e automatica reazione ai troppi impulsi o emozioni a cui è sottoposto e che non riesce a gestire.

Se l’evento accade all’interno di un’aula scolastica, di un gruppo classe, dove ci sono altri compagni, certamente è necessario che l’adulto presente impari a gestire le cose con estrema calma, senza sgridare o punire, ma principalmente riducendo gli stimoli, come rumori, luci, confusione, cioè tutto quello che ha con molta probabilità creato il sovraccarico nel bambino. 

Come?

Offrendo intanto al piccolo uno spazio tranquillo, dove possa sentirsi al sicuro, allontanandolo per qualche tempo dalla classe. E soprattutto aspettando con pazienza che si calmi prima di parlargli o proporgli qualcosa, che in questa particolare circostanza gli creerebbe ulteriore disagio. 

Un adulto attento e preparato, inoltre, dovrebbe saper osservare i segnali di stress nel bambino che ha di fronte e potrebbe così prevenire il meltdown, innanzitutto rispettando i tempi del bambino, senza forzarlo nelle attività e nelle azioni scolastiche quotidiane, e creando routine chiare, che lo aiutino a ridurre il rischio di stress eccessivo, in quanto ha davanti a sé un quadro inequivocabile di quello che dovrà fare.

Niente di straordinario in fondo, ma piccole strategie quotidiane, che però fanno una grande differenza e possono aiutare un bambino a non ricadere in queste terribili crisi, che sono un vero e proprio grido d’aiuto da parte di chi, in una condizione di fragilità, si sente schiacciato da sollecitazioni esterne troppo sproporzionate per lui.

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