ogni giorno si commettono reati avverso la lingua italiana: manipolata, torturata, annullata. Si sente dire che l’inglese ha molti più vocaboli dell’italiano. Vi stupisce? lingua povera per antonomasia, incapace di immaginare condizionali e congiuntivi, intristita di aggettivi e vocaboli sempre uguali che cosa mai può fare? quello che fa costruire vocaboli mettendo insieme le parole! Non è ricchezza è inganno. L’Italia è ricca di dialetti che hanno creato nei secoli vocaboli ed espressioni che sono capaci di dare l’esatta percezione di ciò che accade. Un esempio? provate a dire con una parola sola cuocere lentamente a fuoco basso così che l’intingolo formi in superficie piccole bolle. Pippiare! così si dice in napoletano, tipica espressione per descrivere la cottura del ragù. Ora provate a mettere una pentola di coccio sul fuoco basso con olio e pomodoro e lasciate che si scaldi lentamente vedrete e sentirete “pippiare” non vi è altro modo per esprimerlo. Oppure provate ad esprimere la sensazione sonora della pioggia che scende quasi come se fosse formata da migliaia di piccolissime gocce rarefatte. Schizzechea, si dice. Una vera e propria poesia in una parola.

Direte che bella scoperta il napoletano è una lingua tale sin dal X secolo, arricchita e nobilitata durante il regno normanno.

Ma tutti i dialetti italiani in realtà sono delle vere e proprie lingua perché autonome dall’italiano. Esiste come mi spiegò un noto professore di Firenze, una vera e propria linea del Rubicone: a Nord dialetti derivanti dal gallico a sud del fiume dialetti (o lingue) direttamente derivanti dal latino.

Ma il sardo (arricchito da fonemi e parole spagnole-catalane) il siciliano, il napoletano e il friulano a buon diritto possono definirsi lingue.

E allora perché attingere dall’anglosassone e non dalla miriade di espressioni e di parole dei nostri dialetti e delle altre lingue italiche? Semplice nelle colonie, e noi siamo solo un colonia senza alcuna libertà, si parla la lingua dello stato dominante.

Una forma di ribellione e una affermazione di autonomia e libertà, quindi, è escludere dal nostro linguaggio le parole anglosassoni. E da oggi il mouse diventerà ‘o sorice, lu surciu, la suris, la merdòna.

Maria Rita Mottola

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