Ma, è proprio così? Non c’è davvero alcuna speranza per il pacifismo giuridico?

A distanza di duecentotrenta anni dal famoso saggio di Immanuel Kant dal titolo Per la pace perpetua (settembre 1795), possiamo dunque concludere che la concezione ottimistica della storia del grande filosofo tedesco, per il quale quella della pace perpetua “non è una vuota idea, bensì un compito che, assolto per gradi, si avvicina costantemente al proprio scopo (poichè i periodi di tempo nei quali si compiranno simili progressi diventeranno sperabilmente sempre più brevi)”, si sia rivelata una pura illusione, e che ancora dilaga la guerra perchè il processo di civilizzazione non è ancora giunto al punto di suscitare un sentimento generale dell’umanità di indignazione e di ripudio verso la stessa?

Prima di abbandonarsi a tale disillusa conclusione, non si può che ritornare ad un riesame critico del saggio kantiano, al fine di ripercorrerne i passaggi logici, evidenziarne eventuali fallacie, ma anche raccoglierne suggerimenti ed intuizioni rimasti inattuati o non completamente attuati, in modo da fornire un contributo ad un ulteriore, più consapevole, forse estremo, tentativo verso un mondo in cui i conflitti dei popoli possano trovare soluzione senza ricorrere alle atrocità della guerra


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