Elvira Reale, psicologa e Giovanna Cacciapuoti, avvocata

Associazione Salute Donna

Purtroppo registriamo oggi una sentenza della Corte Costituzionale che non fa fare passi avanti alle garanzie di tutela di donne e di minori anche  in caso di violenza domestica e di genere. 

La Corte costituzionale con la sentenza 55/25  ha statuito che la sospensione della responsabilità genitoriale è un provvedimento che incide direttamente sulla sfera personale e familiare del genitore e del minore e che la sua applicazione deve essere valutata caso per caso dal giudice, tenendo conto dell’interesse del minore. 

La Corte ha quindi dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma nella parte in cui prevede la sospensione automatica, demandando al giudice il potere di disporla, dopo aver valutato la situazione specifica e l’interesse del minore.

Dall’antefatto della sentenza si colgono i segnali che vi siano stati gravi maltrattamenti in danno di più minori ( “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, ponevano in essere abitualmente, con finalità educative, condotte violente ed aggressive nei confronti dei figli minori conviventi’) e ci si chiede come si possa deragliare da un percorso di garanzie e tutele che mettono al primo posto l’interesse del minore e allinearsi a tutela invece di  un interesse altro, di adulti? Perché poi non si parla di ascolto obbligatorio del minore quando si vogliono reintegrare i genitori e ricomporre la vecchia unità familiare? La risposta è che ancora una volta prevale l’adultocentrismo, con ricadute negative che possiamo prevedere nei nostri tribunali civili quando il comportamento delittuoso non investirà  i due genitori ma solo, cosa per altro molto più frequente, il pater familias

A fronte di questi temi, le autrici si interrogano di come sia stato possibile disancorare l’interesse del minore dal diritto alla salute e alla sicurezza, quando si tratta del reato di maltrattamenti verso di loro compiuto da uno solo o da due genitori insieme.

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