Caterina Arcidiacono, Antonella Bozzaotra, Gabriella Ferrari Bravo, Elvira Reale, Ester Ricciardelli

(CTS del Centro studi e Ricerche ‘Protocollo Napoli’)

In un contesto in cui avanza sempre di più la consapevolezza che le donne, vittime di violenza,  si tengono lontane dalle istituzioni, evitando di denunciare se sono madri perché temono di essere penalizzate nei tribunali civili ( in cui si discute dell’affido dei figli , sorgono linee guida per le consulenze tecniche che fanno molto discutere. 

Si tratta di un protocollo ‘romano’ per statuire la condivisione di linee guida per le ctu (i consulenti tecnici dei giudici) su famiglia e minori, sottoscritta dal Tribunale di Roma, dall’Ordine degli Avvocati di Roma, dall’Ordine degli Psicologi del Lazio e dall’Ordine dei medici e degli odontoiatri della Provincia di Roma. Si discute anche a partire dalle firme di alcune associazioni  e centri anti-violenza che hanno specificato di non essere stati d’accordo con queste linee guida e di avere abbandonato il tavolo tecnico di discussione.

In una nota ufficiale, riportata dall’agenzia si stampa DIRE, l’associazione Differenza Donna prende posizione in merito al ‘Protocollo romano’  in quanto avrebbe ‘relegato’ la violenza domestica alla parte finale del documento, oltre a non aver escluso i Ctu legati alla scuola dell’alienazione parentale; a prevedere una valutazione della capacità genitoriale anche della vittima di violenza e a rafforzare il ruolo già preponderante, secondo molti esperti della materia, delle Ctu nei procedimenti d’affido dei minori”.

Secondo le autrici  dell’articolo (Caterina Arcidiacono, Antonella Bozzaotra, Gabriella Ferrari Bravo, Elvira Reale, Ester Ricciardelli )  Il protocollo di Roma si mostra ‘fuori tempo’, non registra alcun cambiamento, non si riscontrano diversità rispetto al protocollo di Milano del 2012, e, per di più, è anche sottoscritto da alcuni esperti di alienazione parentale. Con una differenza: il protocollo romano, in un impianto complessivo che possiamo definire ‘generalista’, ha inserito alcuni paragrafi sulla violenza, in modo da poter essere preso in considerazione come una guideline che garantisca, ai consulenti che vi aderiscono, il mantenimento di posizioni consolidate nella loro attività presso i tribunali, malgrado si siano espressi a favore dei costrutti PAS (e dei relativi trattamenti da essa derivati) facendone anche oggetto di formazione”.

Il protocollo romano poi, contiene,  nella  tipologia di quesito rappresentata, il più stratificato pregiudizio contro le vittime di violenza e cioè che un uomo violento con la partner possa poi essere un  buon padre. 

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