Perché queste donne e questi uomini, italiani e immigrati, che hanno avuto vite molto diverse tra loro, mi stanno insegnando quanto la scuola sia importante. Quanto sia centrale all’interno di un contesto sociale, in cui non è facile muoversi e farsi rispettare se non si è istruiti.
Incredibile a dirsi dopo più di quarant’anni di onorata carriera tra i banchi di scuola!
Ho scoperto finalmente in maniera concreta – toccandolo con mano nel vero senso della parola – come la cultura, il sapere, la conoscenza siano i fondamenti primari della democrazia. Perché questi studenti, che avevano abbandonato gli studi per una serie di problematiche – tutte particolarmente difficili – che avevano di fatto sconvolto le loro vite, hanno deciso di frequentare il corso serale per riscattare il loro fallimento, per sciogliere i nodi delle loro esistenze interrotte, avendo compreso che vivere nell’ignoranza significa soprattutto essere manipolabili e contenibili, mentre la conoscenza apre strade concrete di partecipazione attiva, spinge a pretendere quello che spetta, dà dignità e diritti. E questo vale ancor di più per le donne, sottomesse e relegate a ruoli marginali all’interno della società ma anche della famiglia. Per queste ultime la scuola diventa la vera chiave di volta della loro effettiva emancipazione.
Ognuno di loro sta regalando a me e agli altri membri della commissione parole e lacrime, in cui è facile risalire al personale bisogno di essere amati, accuditi, rispettati, alla necessità di sentirsi parte integrante di una comunità, che accoglie, supporta e incoraggia ad andare avanti, senza più scheletri nell’armadio, che possano impedire di vivere in pienezza la propria esistenza.
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