Di quel triennio in campagna, non conservo che degli spezzoni nella mia mente. Mi porto dentro, ad esempio, lโ€™immagine di un me stesso che sgambettava da solo, spensierato, fra le pannocchie di un campo di granoturco; in piena estate, a passo di marcia, incurante delle zanzare, cantando ad alta voce โ€˜โ€™pierrot al piรจโ€™โ€™ o qualcosa del genere. Avrรฒ avuto quattro anni.ย 

  Altra immagine di me, poco piรน tardi, quella di un   bambino fermo su un    prato di campagna, a seguire in volo – riparandosi gli occhi con la mano – uno stormo di aerei argentati. Passavano ad alta quota, lasciando un rombo sordo nel cielo, lunghe scie dietro di loro; non li avevo persi di vista finchรฉ non erano scomparsi tra le nuvole, oltre lโ€˜orizzonte.  โ€˜โ€™Americani diretti a nord per bombardare i tedeschiโ€™โ€™, mi avevano spiegato poi.  

 In unโ€™altra scena che ricordo, verso maggio, ero seduto ai   bordi di un corso fluviale, dal procedere   lento e silenzioso; di pomeriggio questa volta, allโ€™interno della cinta muraria di Sacile, lievemente ombreggiata: ammiravo   dei cespugli di fiori gialli, selvaggi, col gambo lungo, che sporgevano dalla superficie, ondeggiando alla brezza, il giallo dei petali spiccava nel riflesso, sotto il fresco di una pergola

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