Lo stipendio è nel complesso discreto – si va dai 2000 fino ai 4000 euro – per uno chef, tre capi partita e un pasticcere, da assumere per la stagione invernale in un ristorante molto conosciuto di un hotel in Val di Fassa. 

E fin qui niente da dire, se non fosse per il fatto che l’annuncio di questa offerta di lavoro postato sul profilo Facebook dello chef stellato Paolo Cappuccio è finito in questi giorni nella bufera mediatica. Tant’è che, a un certo punto l’autore, tra le eccellenze della ristorazione italiana, ha deciso di rimuoverlo dal social, a causa dei commenti negativi e delle critiche che ha suscitato.  

Il post incriminato, destinato alla selezione di personale per il ristorante da lui gestito, era rivolto, infatti, ad aspiranti candidati, con precisa esclusione di “comunisti, masterchef del cazzo e affini, persone con problemi di orientamento sessuale e fancazzisti”.

E questo in barba al DL Legislativo 216/2003, che vieta esplicitamente la discriminazione nei luoghi di lavoro per motivi di orientamento sessuale, convinzioni religiose o idee politiche; ma anche in barba allo “Statuto dei lavoratori”, cioè la Legge 20 maggio 1970, n. 300, che tutela la libertà e la dignità dei lavoratori, la libertà sindacale e l’attività sindacale nei luoghi di lavoro, oltre a normarne il collocamento, e in cui sono contenute le disposizioni che riguardano vari aspetti del rapporto di lavoro, come la tutela della privacy; e soprattutto in barba all’art. 3 della Costituzione Italiana, che sancisce il principio fondamentale di uguaglianza, stabilendo che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali.

E di certo i toni discriminatori del suo post non potevano essere accolti positivamente dagli utenti di Facebook, che hanno avuto una diffusa e risentita levata di scudi nei confronti del cuoco, non nuovo a queste uscite selettive – nel 2020 aveva gestito allo stesso modo una offerta di assunzione per la stagione estiva a Caorle – tanto da farlo desisterete dal continuare a mantenerne la pubblicazione sul proprio profilo. 

Paolo Cappuccio si è difeso, come ha potuto dalle accuse che gli sono state rivolte, dichiarando che l’annuncio tanto criticato nasce dalla sua esasperazione causata dall’ennesima esperienza negativa con il personale assunto e poi licenziato perché non corrispondente alle sue esigenze: “Non ne posso più di collaboratori che si mettono in malattia, bruciano il pesce e non lavorano. Ho diritto di scegliere chi entra nella mia cucina”.

Per quanto attiene l’orientamento sessuale, invece, ha spiegato che non ha problemi con l’omosessualità, avendo oltretutto tanti amici gay, “ma se sul posto di lavoro si ostenta in modo eccessivo, si creano problemi nella brigata. Voglio solo che ci sia rispetto e disciplina”.

Anna Melillo

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