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Di nuovo tre match point, come a Parigi. Fallisce il primo, mandando la palla in rete. Non il secondo: servizio vincente. Alza le braccia al cielo, respira profondamente: una liberazione. Poi si accuccia, si tira su, sta per commuoversi. Sale in tribuna ad abbracciare il suo manager, Alex Vittur, gli allenatori (Simone Vagnozzi, Darren Cahill), Hansepeter e Siglinde, i genitori, il fratello Mark. Jannik Sinner è il re di Wimbledon: nell’albo d’oro del torneo più importante del mondo viene scritto per la prima volta in 148 anni il nome di un italiano tra i vincitori, ed è un momento storico per tutto il nostro sport. Il ragazzo dai capelli rossi batte in 4 set (4-6, 6-4, 6-4, 6-4) lo spagnolo Carlos Alcaraz, e 35 giorni dopo la drammatica finale del Roland Garros si prende un’emozionante rivincita, consolidando il suo primato nel ranking mondiale. E’ il suo quarto Slam, dopo le 2 vittorie a Melbourne e quella del 2024 all’Us Open. Oggi Jannik ha vinto perché è stato più forte, consapevole, coraggioso ma soprattutto “cattivo” del suo straordinario avversario, un altro campione così diverso da lui – serio e concentrato uno, più scanzonato l’altro; l’etica del lavoro contro l’estro, il ghiaccio e il fuoco – ma con cui anche per questo è destinato ad essere protagonista di una nuova, grande èra del tennis. La Volpe ha riscattato oggi tutta l’amarezza sofferta per più di un anno, sotto accusa per la vicenda Clostebol, e poi nei 3 mesi di stop concordati con la Wada.
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