Alida

  Era una donna dal forte temperamento, Alida, brusca a volte, ruvida con la gente, aveva avuto un giorno la sfortuna di insultare un pubblico ufficiale, in una città del Sud Italia. Si era ritrovata così in guardina, poi chissà come in un manicomio giudiziario.  

  Non accettava quella sistemazione, nessuno intorno ascoltava le sue lamentele; il suo disappunto assumeva a volte toni focosi, esuberanti.

  Si avvicinava il periodo natalizio, molti fra i sanitari presenti avevano deciso di non trascorrere in ospedale il 25 dicembre. Il Direttore dell’Istituto, nell’andarsene a casa, aveva firmato perciò in anticipo (prassi illegale) gli  ‘’statini”, ossia i documenti che permettevano agli operatori interni di assoggettare i pazienti, in caso di necessità, a un trattamento sanitario obbligatorio.

 Poche ore più tardi Alida darà in serie ‘’escandescenze”, verrà subito legata al pagliericcio dagli inservienti; stretta con forza, impossibilitata a muoversi. Dopo tre giorni che stava lì, orizzontale e dolorante, l’infelice aveva finito, forse per protestare, o per colpa magari di una sigaretta, per appiccare fuoco al letto.  L’incendio si era presto diffuso all’intorno, ne era nato un falò, Alida era morta soffocata dal fumo. 

 Si aprirà un processo, concluso con la condanna penale del direttore. L’uomo – che di suo non era proprio un aguzzino – preso da rimorsi per l’accaduto verrà trovato alfine impiccato.

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