EF: non è soltanto la follia oggetto dei tuoi scritti, perché nell’ “Orco in canonica” c’è qualcos’altro: l’abuso a danno di bambini innocenti – certo anche questa può essere intesa come follia però non è la follia classica a cui noi pensiamo solitamente -.
PC: il leit motiv della mia vita è che non mi conosco molto bene, non so cosa ho dentro, sento che ho molti limiti, molte ombre e quindi quando scrivo le tiro fuori. Tieni conto che un altro filone è stato determinante nella mia vita che non è tanto lo studio della follia, del malessere psichico della responsabilità civile delle vittime perché lì è scattato di nuovo l’obbligo di PC d’inventare qualcosa come il piccolo inventore, un Archimede Pitagorico e allora ho inventato il danno esistenziale e intorno a questo tutta la filosofia che mi è venuto spontaneo applicare e che dimostra la mia vocazione di rivoluzionario. Perché danno esistenziale vuol dire molto banalmente che nella vita conta molto quello che fai, quindi qualsiasi cosa di cui ti occupi e vuoi far star bene una persona devi fargli fare una vita decente, fare una vita decente vuol dire mangiare, dormire, avere il riscaldamento, fare all’amore se ne ho voglia, fare passeggiate e molto altro: “fare”. Il verbo fare è esploso a un certo punto diventando il vero filo conduttore di tutto il mio universo. L’aspetto pensoso mi è sembrato falso, secondario. La mia battaglia fondamentale era soprattutto la follia. Basaglia aveva capito che la follia è inguaribile se sei schizofrenico non guarisci entri in manicomio così ed esci come sei entrato se non peggio, se sei paranoico non guarisci mai. Basaglia aveva capito che la sfida era far vivere le persone al meglio possibile. E’ questo è vero per tutti. Quando tu capisci che questo è il vero filo conduttore del mondo cioè vivere alla meno peggio sei molto avanti, hai in pugno la chiave per capire tutto. Il diritto non è certo onnipotente, però se fai vivere bene una persona è probabile che sarà più contenta.
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