“DEVE ESSERE CHIUSA”, DOPO ESSERE STATA DICHIARATA ILLEGITTIMA.

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A dirlo non è la sola Cgil o le associazioni, che già avevano contestato la sua presenza all’interno dell’ospedale pubblico torinese, ma il Tar del Piemonte che, attraverso una sentenza, mette al bando la convenzione siglata tra Città della Salute di Torino e l’associazione pro-vita, una collaborazione fortemente voluta dalla regione Piemonte.

“La nostra rivoluzione delle culle procede senza tentennamenti e ancor maggior entusiamo per questa ennesima importante vittoria”, aveva dichiarato, nel gennaio 2024, l’assessore alle politiche sociali della regione Piemonte, Maurizio Marrone. Un commento arrivato poco dopo un primo pronunciamento da parte del Tar sul ricorso presentato da Cgil e l’associazione Senonoraquando? (Snoq). Ma non era quella la vera sentenza: “Il quell’occasione il Tar non si era espresso negativamente sul ricorso ma solamente l’urgenza – spiega a TorinoToday Laura Onofri, presidente dell’associazione -. E l’urgenza non c’era perché, ufficialmente, la stanza dell’ascolto possiamo dire non essere mai diventata veramente operativa. Nonostante questo però, anche la sola presenza all’interno di un ospedale pubblico, costituiva già di per sé motivo per portare avanti la nostra battaglia”. Non c’era l’urgenza, ma ora c’è la sentenza. Il Tar del Piemonte, nel valutare illegittima la convenzione che aveva dato vita alla stanza all’interno del Sant’Anna, pone al centro soprattutto due motivazioni: “Prima di tutto, la convenzione ha chiamato in causa un movimento che, all’interno del suo statuto, prevede il contrasto ad una legge, la 194 – spiega sempre Onofri di Snoq -. Poi affronta anche una questione relativa alle non dimostrate competenze, non c’è stata verifica dei requisiti dei volontari che avrebbero dovuto gestirla”.

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