La Corte Costituzionale ha stabilito con una sentenza che anche chi rientra interamente nel sistema contributivo ha diritto a una pensione di invalidità minima

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La Corte Costituzionale ha modificato una parte della legge Dini del 1995, che istituisce il sistema contributivo per la pensione, riguardo agli assegni di invalidità ordinari. Con questa sentenza, la Corte ha stabilito che esiste una cifra minima per il trattamento di invalidità, anche per chi rientra interamente nel sistema contributivo.

La sentenza però non sarà retroattiva. La Corte ha accolto infatti un’indicazione dell’Inps, che ha fatto notare che, nel caso in cui gli aventi diritto potessero richiedere gli arretrati derivati da questa misura, le casse dell’istituto andrebbero in grave difficoltà.

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Con una sentenza emanata il 9 luglio, la numero 94 del 2025, la Corte Costituzionale ha esteso il diritto a un assegno ordinario di invalidità minimo anche per le persone che rientrano pienamente nel sistema contributivo. Significa che, a partire dal decorrere della sentenza, chiunque riceverà un assegno di invalidità avrà almeno 603,40 euro al mese dallo Stato.

Cade quindi la parte della legge Dini del 1995, quella che istituì il sistema contributivo, secondo cui l’assegno ordinario di invalidità è proporzionato ai contributi versati, senza nessuna soglia minima. Scrivono i giudici nella sentenza:

Il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo di computo delle prestazioni è del tutto indifferente rispetto al finanziamento dell’integrazione al minimo dell’assegno ordinario d’invalidità, che già era prima, ed è rimasta poi, l’unica interamente sostenuta dalla fiscalità generale.

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L’assegno ordinario di invalidità viene erogato alle persone che hanno una capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo, secondo le valutazioni dell’Inps. La causa di questa riduzione deve essere un’infermità, sia essa fisica o mentale. Per ottenere l’invalidità è necessario fare domanda e superare alcune visite mediche che certifichino la gravità della condizione.

Si tratta di una misura che viene erogata soltanto alle persone in età lavorativa. Al compimento dell’età necessaria per ottenere una pensione di vecchiaia, l’assegno ordinario di invalidità si trasforma d’ufficio in pensione. Servono però anche alcuni requisiti lavorativi per fare domanda:

aver maturato almeno 5 anni di assicurazione;

aver maturato almeno 260 contributi settimanali nei cinque anni precedenti.

Perché non ci saranno arretrati

La sentenza della Corte Costituzionale che estende l’assegno minimo di invalidità anche alle persone che hanno cominciato a lavorare dopo il 1996 e che quindi fanno parte interamente del sistema contributivo non sarà retroattiva. Questo significa che chi ha ottenuto una pensione di invalidità prima di questa sentenza e ha cominciato a lavorare dopo il 1996 non si vedrà aggiornato l’importo del proprio assegno.

Non solo, ma queste persone non potranno nemmeno ottenere gli arretrati che spetterebbero loro per aver ricevuto, a volte per anni, una pensione inferiore al minimo legale. Questa decisione della Corte deriva direttamente da una richiesta da parte dell’Inps.

L’istituto, ancora prima che la Corte Costituzionale si pronunciasse, aveva fatto sapere che, in caso di modifica della legge Dini, gli arretrati avrebbero comportato una spesa molto ingente per lo Stato, che avrebbe rischiato di destabilizzare le finanze pubbliche.

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