I mezzi d informazione, nei giorni scorsi, successivamente alla scoperta del gruppo Facebook “Mia moglie”, si sono occupati di un altro grave episodio di sessismo digitale, con riferimento al sito “Phica eu – net”(con Ph, ma si legge “Effe”), nel quale venivano condivise fotografie di donne di ogni età, di politiiche, di artiste e di donne sconosciute, ingrandite sulle parti intime, in ossequio al nome del sito. Un nome che, secondo il “pensiero” di chi lo ha ideato, condenserebbe l’essenza dell’appartenenza al genere femminile.
Il 29 agosto scorso, il primo dirigente della polizia di Stato, in servizio alla polizia postale, Dott. Cristiano Leggeri, sul quotidiano “La Stampa”, ha indicato le maggiori problematiche connesse alla tutela delle vittime dell’uso distorto del web, che così possono essere riassunte:
* l’anonimato della rete, che dà libero sfogo alle pulsioni più basse;
* la sede legale all’estero delle piattaforme digitali che ospitano questi siti;
* il confine giuridico “labile”, tra reato e abiezione, in quanto molte immagini diffuse sono pubbliche e tratte da altri siti web, veicolate senza consenso della persona interessata, con conseguente perseguibilità da parte del Garante della Privacy e denuncia penale per chi commenta in modo osceno e sessista dette fotografie.
Come lo scrivente ha già avuto modo di evidenziare in una precedente nota, episodi e fatti come quelli sopra descritti sono sempre più frequenti e il legislatore ha provveduto, con la legge 19 luglio 2019, numero 69, il c.d. “Codice Rosso”, ad introdurre il reato di cui all’articolo 612-ter c.p., rubricato “Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”.
Inoltre, a breve dovrebbe essere introdotto nel nostro ordinamento l’articolo 612 – quater c.p., con la finalità di porre una barriera alla manipolazione di immagini reali mediante l’uso distorto dell’intelligenza artificiale (il c.d.”Deepfake”), vale a dire la condotta di chi “cagiona ad altri un danno ingiusto, mediante invio, consegna, cessione, pubblicazione o comunque diffusione di immagini o video di persone o di cose ovvero di voci o suoni in tutto o in parte falsi, generati o manipolati mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale, atti a indurre in inganno sulla loro genuinità o provenienza”.
Dal punto di vista legislativo, dunque, sembra che le norme giuridiche siano al passo con la sempre più veloce evoluzione tecnologica, ma questo non basta.
Infatti, ad avviso dello scrivente, il contrasto al sessismo e alla violenza di genere va ricercata a livello sociale, ed in particolare nello stesso atteggiamento che connota tutti i reati a sfondo sessuale, vale a dire il senso di prevaricazione e di potere, quando la condotta criminosa venga commessa nei confronti del genere femminile, nonché l’assenza di rispetto per la dignità della persona e per il diritto alla riservatezza, in ogni altro, diverso caso.
Il segno distintivo della pagina Facebook “Mia moglie” e del sito internet “Phica eu” è l’annullamento di qualsiasi essenza e volontà della persona, che diventa oggetto di scambio, dal punto di vista dell’immagine e di dominio prevaricatore su una donna che diventa mero oggetto sessuale e che viene identificata, appunto, nel caso da ultimo indicato, con un organo sessuale, ipocritamente scritto con la “Ph” iniziale, come se ciò potesse modificare l’idea di fondo del sito.
A quanto sopra si aggiunga che dalle vicende in commento, emerge come manchi una percezione, da parte degli utilizzatori, della gravità delle condotte poste in essere, nonché del fatto che inserire fotografie senza il consenso della persona interessata in rete, o commentare le stesse, con le modalità che conosciamo è stato fatto, costituisca reato, come se il web fosse uno spazio senza regole o un’area virtuale, nel quale queste ultime possono essere violate impunemente, senza alcuna conseguenza.
In questo contesto, il diritto svolge un ruolo di alto valore sociale, ma se non affiancato e sostenuto da iniziative educative familiari e scolastiche adeguate non può contrastare, da solo, gravi fenomeni, quali, quelli sopra descritti o quello della violenza di genere; inoltre, a livello accademico, si sta iniziando a studiare il fenomeno dell’IA anche dal punto di vista etico, e non solo tecnologico.
Infine, lo scrivente ritiene che occorre e occorrerà tenere sempre alta l’attenzione sui fatti di cronaca sopra riportati, non riducendoli a fatti secondari e di poco peso specifico, perché non ci può essere soluzione ai grandi problemi che affliggono la nostra società se non si inizia dalla costruzione di un nuovo umanesimo, che metta al centro la persona e la sua dignità.
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