C’è da chiedersi, stando ai
terribili fatti di cronaca che si susseguono giorno dopo giorno in maniera
quasi ossessiva, se esiste qualcosa di sbagliato nella nostra società e
nell’educazione impartita ai nostri giovani. Soprattutto maschi.

I genitori, e forse in
particolare le madri a cui è in genere demandata, senza averne un’adeguata
percezione, danno un’educazione ai figli e alle figlie, in cui si
riflettono spesso le caratteristiche della società patriarcale di cui tutti
siamo intrisi.

Si pensi alle figlie femmine.
Vengono ancora cresciute avendo come obiettivo prioritario la cura
dell’altro, della famiglia, del marito, dei figli. Vengono educate ad
abbassare la testa, ad abbozzare anche di fronte alla violenza del compagno, al
silenzio, a sopportare anche se questo significa dover sacrificare sé stesse,
dimenticando i sogni, le aspirazioni, le aspettative di un’esistenza piena.
Nella loro educazione c’è spazio solo per l’attenzione ai bisogni dell’altro.

Ai figli maschi, al contrario,
viene impartita un’educazione in cui manca l’esplorazione del mondo emotivo, che
li segnerebbe come deboli, poco forti e coraggiosi. Raccontare i propri
sentimenti diventa un vero tabù per loro, che devono nascondere necessariamente
le fragilità per non essere considerati “femminucce” piagnucolose. Si negano la
possibilità di vivere le loro emozioni in modo sano e coerente e l’unico modo
per manifestarle è convogliarle nella forza o nella rabbia. In questo modo
deflagra in loro la mascolinità tossica, che li porta a diventare possessivi,
dominanti, violenti. Pertanto non si ama qualcuno, ma lo si possiede. E se
questo qualcuno un giorno dovesse ribellarsi, l’unica risposta possibile è la
punizione, la vendetta.

Le madri, che hanno subito
negli anni gli effetti di un’educazione mortificante e che si annullano per la
famiglia, continuano così sostanzialmente a crescere figlie femmine passive e
figli maschi aggressivi. Lo fanno per amore. Lo fanno perché amano i loro
figli, continuando a esaltare il ruolo che la società ha dato loro in quanto
donne e uomini, dimenticando in realtà quanto è stato sottratto loro.

In buona sostanza l’impegno
delle madri diventa quello di dare al figlio maschio tutte le possibilità,
quelle che invece vengono precluse alle figlie femmine. Anche se questo
significa fare un passo indietro rispetto alle proprie esigenze, alle proprie attese,
alla propria dignità di persone.

Spogliandosi di tutte le loro
aspirazioni, mettono i figli maschi al centro del loro mondo, che inizia e
finisce in loro. Per amore si sostituiscono a loro e fanno quello che spesso
dovrebbero imparare a fare da soli.

L’amore delle madri diventa così
prevaricazione, sovrapposizione. Qual è il rischio? Che il figlio maschio
cresca, bisognoso di una donna che sostituisca in qualche modo la madre
protettiva e controllante, ma che non potrà mai trovare in quella che ama e che
si affretta arrogantemente a punire, perché incapace di incarnarne le qualità.

I tanti “mostri” che la
cronaca ogni giorno consegna alla nostra attenzione sono proprio i figli
maschi, che non sono capaci di prendersi cura di sé stessi da soli, ma che
hanno sempre necessità di qualcuno che li supporti in tal senso. Sono
egocentrici e fragili contemporaneamente, scambiando un gesto d’amore per un
obbligo e pretendendolo fino al sacrificio estremo. 


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3 risposte a “DONNE SOTTOMESSE E UOMINI PREVARICATORI: SIAMO ANCORA A QUESTO? di ANNA MELILLO”

  1. Avatar Fabio Valenza
    Fabio Valenza

    E’ proprio vero, sui genitori grava una enorme responsabilità, la responsabilità di formare uomini e donne, liberi e curiosi della vita, ma anche rispettosi della stessa, soprattutto desiderosi di conoscenza e di dare un contributo al miglioramento complessivo ed in modo equilibrato della vita sul pianeta. Credo, in particolare, che un importante messaggio ed insegnamento da trasmettere è che la vera ricchezza non è il possesso di cose, o peggio ancora di persone, ma la conoscenza; ed infatti se un giovane ama la conoscenza non può che rispettare l’altro, uomo o donna che sia, perché conoscenza è libertà, e la libertà non ammette possesso ma solo rispetto e condivisione.

  2. Avatar Elvira Reale
    Elvira Reale

    L’educazione familiare è una faccia della medaglia e non attiene solo al ruolo materno, ma non dimentichiamo che sono i padri che trasmettono ai figli maschi l’idea del potere e del possesso attraverso gli esempi concreti. Ma poi guardiamoci intorno e vediamo che la donna oggetto , senza una propria anima, si aggira nel nostro mondo in tante modalità che ci parlano di disparità di potere, di utilizzo del suo corpo, di soffitti di cristallo e per finire guardiamo alla magistratura che dovrebbe dare un Messaggio forte che la violenza contro le donne e i bambini sarà punita senza se e senza ma. Alla fine le donne come madri di figli maschi sono le ultime a dovere essere indicate come responsabili della trasmissione della violenza, perché il comportamento di cura , che pure può abituare a una scarsa autonomia i maschi, non ha a che vedere con l’ideologia del potere e del possesso, che non viaggia sulle ali della cura materna, e che è il cuore della violenza maschile contro le donne.

  3. Avatar Giuseppe Piccardo
    Giuseppe Piccardo

    La crisi educativa dei nostri tempi sta generando situazioni sempre più allarmanti.
    Occorre ripensare dalle fondamenta a nuovi modelli da trasmettere ai figli, sempre più disorientati.
    Paradossalmente, anche la violenza di genere si annida proprio dove non dovrebbe, vale a dire in famiglia.

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