DI PAOLO CENDON, 

CORSIERO EDITORE 2021

ARTICOLO DI MARIA ZAPPIA TRATTO DA MANGIALIBRI

A chi è fiaccato dagli eventi non sempre bastano le forze; qualcuno intorno deve pure dare una mano. Se interviene un aiuto umano e ragionevole da parte del “sistema” si aprono degli spiragli, le cose prendono lentamente il verso giusto.

È difficile obbligare le persone a risalire la china perché ciascuno lo fa a modo proprio: chi suonando, chi andando a trovare un amico, chi infine programmando un più utili a sollevare gli individui dallo stato di fragilità in cui consapevolmente o inconsapevolmente possono trovarsi.

Si prenda ad esempio Aldo, che è uno spendaccione: a lui servirà trovare un sistema che gli impedisca di comprare troppe cose o di complicarsi la vita con le finanziarie. A Plinio, che invece beve ogni giorno sino a stordirsi, serve un intervento più robusto, un sostegno che lo induca ad abbandonare l’alcool e a porsi in maniera corretta verso la moglie e i figli, senza usare le mani, come puntualmente accade dopo ogni sbronza. lì dopo ogni sbronza.

È un percorso che deve prima prevedere l’ascolto, la condivisione e poi, in un secondo tempo robuste saracinesche che pongano precisi limiti all’agire.

Chi brontola o protesta deve essere invitato a smetterla e rispettare l’accordo altrimenti si andrà avanti con il programma stabilito.

Laddove il problema sanitario sia quello più impellente da risolvere nell’agenda di colui che zoppica resteranno prioritari i momenti di tipo biologico diretti a garantire ripresa e serenità: la garanzia di un focolare, il lavoro, il tempo libero, i patti con le organizzazioni di volontariato… 

Ancora una volta, Paolo Cendon, promotore della legge sull’amministrazione di sostegno, abbandona i toni professorali e i tecnicismi giuridici per proporre un rimedio idoneo a risollevare coloro che si trovano in situazione di difficoltà.

“Ammirevole rinvigorire gli altri gratuitamente col proprio impegno ideale, universale girando per mari e per monti predicando il bene ogni giorno come Edward Jenner e Florence Nightingale”, o come “Tex Willer e Kit Carson che cavalcano giorno e notte fianco a fianco lottano insieme e ordinano ogni volta nei saloon bistecche e patatine (…), e tuttavia quando non ci sono amici a far da supporto al fragile occorre l’intervento pubblico”.

Al centro dell’opera divulgativa finalizzata a consentire l’esercizio del diritto alla libertà in tutte le sue forme, c’è quindi un contratto tra l’individuo e lo Stato: il “patto di rifioritura”. Si tratta di un accordo flessibile e personalizzato tra l’individuo “fragile” e gli organi pubblici con percorsi strutturati finalizzati ad apportare sostegno soprattutto nei casi di dipendenze gravi e medie e più in generale nelle situazioni di disagio transitorio.

Il testo affronta il tema della sofferenza che si annida in ciascun essere umano nel momento in cui per malattia fisica, incidente, errori più o meno prevedibili, eventi traumatici in genere, avviene uno sbandamento nel circuito vitale dell’individuo ed appare necessario uno strumento di tutela. 

Così il minore che sbaglia è posto accanto al giocatore d’azzardo, la giovane anoressica è affiancata ai genitori di un adulto in carrozzella, l’ex carcerato intreccia un dialogo con i servizi sociali e tutti, tra le pagine si trovano circondati da personaggi letterari e cinematografici che l’autore richiama con grazia e poesia al fine di far capire che gli accidenti di cui l’esistenza umana è disseminata non lasciano nessuno immune da cadute e dannazioni e che da soli si fa fatica a trovare la giusta via per risollevarsi.

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