Arrivavo da Via Mazzini, era mezzogiorno, avevo appena acquistato una caffettiera da Podrecca. Mi dirigevo alla salumeria di Via delle Torri, camminavo in fretta; iniziava a piovere, mi tenevo sotto al muro. Stavo svoltando l’angolo quando un coso massiccio mi era piombato addosso, con furia, scaraventandomi a terra.
Per tre secondi ero rimasto stordito, avevo sollevato la testa poi: muovendo le braccia in avanti, cercavo di comprendere. A travolgermi – ecco di che si trattava – era stato un giovanotto, alto e robusto; caduto a terra anche lui, giaceva ora lì accanto, semi abbracciato a me, sulla destra. Lo sentivo lamentarsi, improperi non in italiano, un dialetto slavo sembrava.
Non mi ero fatto male per fortuna.
Si era scostato bruscamente il mio investitore, prima che aprissi bocca; rialzatosi aveva imboccato di corsa – una volta in piedi, dopo aver raccolto qualcosa da terra – la direzione di via Ponchielli. Doveva aver riportato una storta però, nella collisione, stentava a muoversi velocemente; zoppicava alla gamba destra, la trascinava con fatica.
Pochi istanti ancora e due ragazzotti, che arrivavano da dietro, l’avevano raggiunto alle spalle; avvinghiandoglisi addosso, bloccandolo con forza sul selciato.
Solo allora avevo visto la borsetta, bianca e blu, che il tipo teneva in mano; e dalle parole che i due stavano urlandogli – “Bel coraggio, prendertela con un’anziana” “Fermo se no è peggio per te” – avevo capito trattarsi di uno scippatore.
Mi ero voltato, c’era in effetti una signora, vestita di scuro, ferma a metà di Via delle Torri. Di una certa età, avrei detto, seduta al tavolino di un caffè, circondata da un gruppo di persone. Stavano porgendole un bicchiere d’acqua, lei intanto scuoteva il capo, agitata; parlava a bassa voce, si faceva vento con la mano, l’aria era di una ancora sottosopra.
Era allora che da un gruppo di curiosi, distante pochi metri, si erano staccati tre uomini: avvicinatisi a me avevano preso a fare domande, a rivolgermi complimenti. “L’hai stoppato alla grande”, “Fai del rugby da quanto?”. Apparivano sorpresi constatando che ero piccolo di statura, non tanto robusto; mentre lo scippatore era ben piazzato, si vedeva, muscoloso.
Un istante ancora e due macchine della polizia erano arrivate sul posto, sirena spiegata, l’una da via Ponchielli, l’altra da via Paganini. Avevano parcheggiato sotto l’abside, dalle auto erano scesi quattro giovanotti in divisa: due si erano diretti verso il gruppo con il mio investitore, il quale si divincolava, vedevo, sbraitando a testa bassa. A tenerlo fermo adesso erano in quattro.
Dopo un po’ uno dei poliziotti mi era venuto accanto, ero di nuovo in piedi, mi aveva salutato con un gesto. “E’ lei che ha bloccato il reo in fuga?”, un po’ formale nel tono.
“È lui che mi è arrivato addosso, di colpo”, avevo risposto. Stavo bene comunque, niente di rotto, neanche un’escoriazione.
Il poliziotto aveva continuato ‘’Se proprio un medico non occorre …’’, mi chiedeva comunque di volerlo seguire in Questura; per riferire sull’accaduto, ufficialmente, era previsto un verbale.
In Questura ero rimasto un’ora.
Entrando avevo notato passarmi accanto, scortato da due poliziotti, l’autore dello scippo. Potevo vederlo in faccia adesso: un ragazzo sui vent’anni – rumeno o bulgaro avrei detto – piuttosto bello di viso; un calzone dei jeans stracciato sul ginocchio, l’aria insieme mogia e sfrontata.
Mi aveva fissato per un attimo incrociandomi, zoppicava ancora, sapeva probabilmente chi ero. Nessun riscontro – verbale o altro – l’uno verso l’altro; era sparito fra gli agenti oltre una porta.
In quel momento era arrivato un giornalista; domande varie allora, nei miei confronti, com’era andata, se mi ero fatto male, avevo risposto in modo conciso. ‘’Senza quel bloccaggio – aveva sorriso lui – ce l’avrebbe fatta il ladro, di sicuro’’. Non avevo commentato.
Più tardi, seduto in una stanza dell’edificio a piano terra, avevo reso a un appuntato la mia versione. Non ero uno ‘’sportivo di mestiere’’, né ‘’esperto di arti marziali’’. Quanto allo scontro si era trattato di una combinazione, ‘’arrivavo da dietro, non avevo capito al momento’’: lo scrivano in divisa aveva battuto le dichiarazioni lentamente. C’era voluta mezz’ora.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.