Inclusione

Includere, inclusione, parole magiche nel mondo della disabilità – essere ammessi nel cerchio ideale dei fortunati.

  Il contrario di esclusione – il non far parte di quell’universo: venir respinti all’ingresso, bussare allo spioncino e vedere qualcuno, dall’altro lato, che fa segno di no.

  Motivi di fondo: abbiamo tutti bisogno di certi beni, i c.d. forti sono in grado di procurarseli da soli, ad assicurarli ai c.d.  deboli dovranno provvedere la collettività, il diritto.   Includere, ossia operare nel segno dell’eguaglianza, in modo attivo: allargare i cordoni della libertà, togliendo isolamento alle persone.

  Pericoli del lessico allora – l’etimologia è quella, ‘’chiudere dentro’’, qualcuno preso cioè dal luogo in cui era, e sistemato da un’altra parte, all’interno di uno steccato. E ciò in cui si viene inclusi non è scontato sia un bene, per ‘’quello’’ specifico soggetto.

  Oltre che di ‘’inclusione’’ parlare    allora di ’’realizzazione personale’’ (sogni, un mestiere, fiori oscuri, uno strumento musicale, esperimenti, una raccolta, un cimento ..). Le due locuzioni accoppiate,   ‘’essere presi dentro’’, da un canto, ‘’lievitare per proprio conto’’, dall’altro.

Ci sono anche gli strambi al mondo, non possiamo dimenticarli; tante le risonanze, per ciascuno, le passioni nascoste. 

Pazienza se qualche allacciamento ‘’ortodosso’’ viene rimandato; che ognuno sia aiutato a concretizzare i suoi sogni impossibili, intanto, a diventare ciò che sente di voler essere. 


Una risposta a “Inclusione”

  1. Avatar Anna Melillo
    Anna Melillo

    Se si vuole davvero includere, è necessario creare le condizioni per una vera partecipazione da parte di ogni cittadino, abile o non, ad ogni aspetto dell’esistenza, pure quelli che riguardano le sfaccettature più complesse della stessa. Sappiamo fin troppo bene che i luoghi decisionali a tutti coloro che sono considerati fragili, deboli sono preclusi. E allora di quale inclusione è questa?

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