C’è la solitudine della persona fragile, non in grado di provvedere ai suoi interessi; occorrerà nominarle un angelo custode, che faccia le cose accanto a lei o al posto di lei. C’è quella del soggetto “a rischio”, che rischia di fare del male a se stesso o ad altri; sarà bene far luogo a un piano di lungo respiro, che eviti sciocchezze o tragedie. C’è la solitudine indotta da un torto, ad esempio una violenza, che ha gettato la vittima nella disperazione o nella follia; necessario giungere qui a un congruo risarcimento, sensibile a ogni profilo morale e esistenziale. E ci sono poi i figli dimenticati dai padri, i non autosufficienti trascurati dai Servizi, le mogli messe da un canto in malo modo, e viceversa, i malati cui nessuno dice niente, o che soffrono senza aiuto, i morenti non interpellati, per cui non si fa abbastanza, gli adolescenti non difesi contro il bullismo o la sordità della scuola, le vittime di discriminazioni, quelli che subiscono un lutto, i disabili
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