Pagine aperte

Certo è  che gli impegni di lettura  (da quelli più “elevati” dello studioso, curvo sulle pieghe dell’ordinamento, a quelli “terreni” dell’operatore, attento alle esigenze di chi sta male)  non possono  che intonarsi   qui al realismo.

Col ripudio  di ogni linea  formalistica  (“Quello che non si vede in una persona non conta”), con serie diffidenze verso approcci  di tipo omologante, fermi   al piano letterale dei testi (“Ciò che fanno gli altri anche tu dovrai farlo”).

Si tratta  in particolare di accertare:

– se esistano  e quali siano, presso il legislatore, i modelli di presentazione delle attività realizzatrici;

– quali apporti valga a fornire, in proposito, l’esame della giurisprudenza;

– quali criteri andranno adottati, dal giudice, dall’operatore socio-sanitario, dal vicario, negli interventi relativi a una persona specifica (da supportare, da collocare, da risocializzare, da risarcire);

– se nell’area delle debolezze più estreme e invalidanti  i parametri, per chi deve provvedere, vadano incontro a ritocchi;

– cosa manca al ‘fare areddituale’ per diventare, nel sistema disciplinare delle persone, quel punto luce che tanti invocano.

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