PROFESSIONE FORENSE: VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI FAMILIARI E IMPATTO DEONTOLOGICOIl rispetto dei doveri di probità, dignità e decoro costituisce parametro imprescindibile per l’esercizio della professione forense, non solo nei rapporti con la clientela, ma anche nella sfera privata e familiare.
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Il Consiglio Nazionale Forense, nella sentenza n. 420 del 2024, conferma la sospensione di due mesi di un avvocato per violazione degli artt. 9, 2° comma, 63 n. 1 e 64 n. 2 del Codice Deontologico Forense, a seguito di plurime condotte inadempienti agli obblighi familiari e lesive della dignità e del decoro professionale.
Il procedimento trae origine dall’esposto della ex moglie, che denunciava il mancato pagamento degli assegni di mantenimento per la coniuge e i figli, tra cui una minore disabile, nonché il mancato rimborso delle spese mediche e scolastiche. L’analisi del CNF si concentra sulla reiterazione degli inadempimenti, ritenuti idonei a compromettere la fiducia dei terzi nella figura dell’avvocato e l’immagine della categoria. La decisione sottolinea che la condotta omissiva, aggravata dalla presenza di pregresse morosità e dalla mancanza di risarcimento dei danni, integra un grave vulnus dei doveri di probità e decoro, anche al di fuori dell’attività professionale. Il Collegio, pur rilevando un errore cronologico nella motivazione di merito circa l’iscrizione ipotecaria, conferma l’infondatezza delle giustificazioni addotte dall’incolpato – legate alla revoca dei fidi bancari.
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