In un piccolo paese del Nord Italia, un giovane sacerdote, molto amato dalla sua comunità, è stato trovato morto nella sua abitazione accanto all’oratorio. La causa della prematura dipartita il suicidio. Una notizia inaspettata, che ha sconvolto tutti quelli che lo conoscevano molto bene – almeno all’apparenza- e non avevano contezza del suo profondo malessere. Sono stati tanti coloro  che in queste ore si sono interrogati sulle motivazioni che potrebbero averlo spinto al terribile passo. In fondo è un sacerdote ed è  inspiegabile ai più che proprio uno come lui, che ha scelto Dio, abbia fatto una cosa che stride profondamente con il suo credo. Così, mentre molti lo hanno pianto addolorati, tanti altri lo hanno giudicato. Nella solitudine della sua casa e del suo cuore ha detto addio alla vita, è vero, ma chi siamo noi per metterlo alla gogna, per cercare morbosamente delle risposte inutili rispetto a un’esistenza volontariamente interrotta? Chissà che sofferenza, che inferno ha vissuto dentro di lui per determinarsi in modo così terribile!  Don Matteo era in cerca di pace, dopo tante sofferenze interiori, a cui – seppure cercate – non ha saputo trovare risposte. Perché anche i preti si ammalano di depressione,  anche per loro esiste questa malattia dell’anima,  il male di vivere di montaliana memoria. Povero don Matteo, come è stato straziante non riuscire a venir fuori dal nulla interiore in cui era precipitato! L’intima stanchezza non gli ha più permesso di abbarbicarsi con tutta la forza di cui era capace alla sua fede, quella a cui si era sentito chiamato anni prima. Del resto la vocazione  non è  un percorso facile e tante volte è cosparso di una miriade di difficoltà, che non è facile vedere e comprendere quando si è solo spettatori.

Dentro la talare c’è un uomo in carne, ossa e sentimenti. E non sempre accade che questi ultimi siano sereni. La solitudine, l’amarezza, il dolore, soprattutto in questa nostra frangibile società, sono troppo spesso presenti anche in chi quei sentimenti ogni giorno nel confessionale li accoglie e li prende sulle sue spalle, alleviando le sofferenze degli altri.

Pesi che si sovrappongono a pesi, che diventano montagne insormontabili. 

E don Matteo, lasciato solo a scalarle, alla fine non ce l’ha fatta.

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