Nell’ analisi de “L’orco in canonica”(Marsilio 2016), Sergio Chiarloni afferma che questo primo romanzo di esordio letterario non poteva che essere scritto da un giurista, anzi che il lettore avvertito avrebbe riconosciuto subito la mano dello stesso Cendon. Prendendo spunto da una storia forse vera che riguarda comunque un problema assai difficile e sgradevole da affrontare per la Chiesa cattolica, quello della pedofilia, viene narrata la vicenda umana e processuale della protagonista, che all’età di otto anni subisce la violenza fisica e morale da parte del suo insegnante di catechismo. L’abuso sessuale su di una bambina sconcerta non poco il lettore, confortato tuttavia dalla lenta rinascita di Anna e dalla lieta conclusione: il recupero della memoria persa a causa della violenza subita, la rivincita in appello nella battaglia giudiziaria contro il prete, la resilienza contro ogni tipo di attacco ed infine la nuova esistenza con il compagno e l’attesa di un bambino. Del tutto diversa la vicenda narrata nell’altro romanzo di Cendon: Storia di Ina(Aliberti). Non si tratta qui di una storia tragica con finale lieto, ma del racconto “giocato sulle tinte pastello” del rapporto che nasce tra una giovane ragazza e un anziano professore. Anche qui vi è una storia di fragilità e di recupero di una nuova prospettiva di vita da parte di entrambi.
Anche la produzione di Cendon più vicina al romanzo mostra la capacità dell’autore di utilizzare con abile disinvoltura gli strumenti narrativi per suscitare partecipazione ed emotività, tanto, come è stato scritto, da attivare nel lettore impressioni diverse e inattese spesso spente. Per descrivere l’estro letterario di Cendon viene spontaneo rifarsi a quanto scritto da Armano (par.23 del libro), il quale ricorda che esistono libri unici in cui un autore ha messo tutta la propria irripetibilità. Nella produzione letteraria di Cendon l’ irripetibilità sta certamente nella sintesi tra la sensibilità di voler partecipare ai problemi esistenziali degli altri ascoltando chi si trova in difficoltà e il talento narrativo che fissa nelle pagine le vicende umane. Ma questo altro non è che il compito del vero scrittore.
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