E’ una storia breve: riguarda uno dei tanti giovani che girano un po’ qua e un po’là per dormire e per mangiare, nei mesi di attesa del permesso di soggiorno. Lo incontravo ogni tanto e mi chiedeva sempre qualcosa per “telefonare a sua madre”. Mi sembrava in buona fede. Gli han dato poi finalmente il permesso. Un suo amico gli ha indicato un bar che cercava qualcuno per lavori di pulizia e magazzino. L’orario era dalle sei di mattina alle 11, però il posto era lontano: venti minuti a piedi in andata e poi mezz’ora di autobus per arrivare alle sei. Era comunque soddisfatto: gli ho chiesto quando ha cominciato il nuovo lavoro. Mi ha detto che doveva ancora completare tre settimane prima di avere un contratto. Allora gli ho chiesto quanto lo pagavano in questo periodo.
Non mi possono pagare, ha risposto, “perché sono in prova”.
Storie di ordinaria sopraffazione.
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