Una voce di protesta

Vi ricordate Zlatan Vasiljević?

L’uomo che nel 2021 ha commesso due femminicidi  — la sua ex compagna e la nuova — e che, durante la fuga, lanciava bombe contro le forze dell’ordine?

Ecco, per capire davvero in che Paese viviamo, provate a chiedervi come sia riuscito a uccidere la sua ex, Lidia Miljkovic.

È semplice: Lidia era costretta ad andare a un incontro con lui per riprendere i figli. Il tribunale la obbligava comunque a frequentarlo “per il bene dei figli”. Secondo il tribunale era un bene che i figli frequentassero sto criminale duplice assassino femminicida che già aveva una condanna per violenze, e che era uscito grazie a dei colloqui ridicoli in centri di riabilitazione per uomini maltrattanti (altre stronzate pagate coi soldi nostri per svuotare le carceri e ingrassare le tasche di questa o quella associazione).

Nonostante fosse stato condannato per violenze domestiche. Nonostante pestasse la moglie davanti ai figli.

Nonostante lei avesse paura.

Perché?

Perché la Legge 54 del 2006 sulla bigenitorialità stabilisce che il “bene supremo del minore” è mantenere un rapporto con entrambi i genitori dopo la separazione.

Un principio astrattamente nobile, ma che nella realtà ignora completamente la violenza.

Così accade che, anche in presenza di condanne penali, padri violenti continuino ad avere accesso ai figli, e le madri siano obbligate ad accompagnarli, con il rischio concreto di essere aggredite o uccise.

Ma sapete qual è il dettaglio più allarmante?

Nel 96% dei casi, i tribunali civili — quelli che decidono sugli affidi — non acquisiscono né tengono conto degli atti penali.

È come se la violenza domestica non esistesse.

Come se non avesse alcuna rilevanza.

Della serie che non ti affidano nemmeno un cagnolino al canile se non sei un tipo apposto, ma qui affidano i figli a chi umiliava, picchiava, e abusava della mamma dei bambini.

E così sono morti bambini come Federico Barakat, ucciso dal padre durante un incontro “protetto”, e donne come Lidia, costrette a frequentare gli ex violenti con cui avevano i figli in condivisione. E bada bene, non paga mai nessuno, nessun assistente sociale, nessun tutore, niente.

E allora penserete: qualcuno cambierà questa situazione, no?

No. Anzi, il governo la vuole peggiorare.

In Senato sta avanzando il cosiddetto DDL Salomone, sostenuto da Forza Italia e altri partiti di centrodestra.

Un disegno di legge che, anziché correggere le distorsioni del sistema, le cristallizza e le aggrava.

Il DDL Salomone ignora completamente la violenza domestica.

Non prevede alcuna misura per escludere o limitare l’accesso ai figli da parte di padri violenti.

Al contrario, impone un modello rigido di bigenitorialità paritetica, con doppio domicilio, frequentazioni obbligatorie, e addirittura una divisione equa dei tempi anche per i neonati.

Sì, avete letto bene: neonati.

Bambini piccolissimi, ancora in fase di allattamento, che per legge dovrebbero essere “divisi” a metà tra madre e padre, anche se quest’ultimo ha un passato (o presente) violento.

Tutto in nome di un’equità formale che annulla il buon senso e cancella il principio fondamentale della protezione del più vulnerabile.

Cioè facciamo un esercizio di immedesimazione, una donna pestata e abusata deve tirarsi il latte per darlo a colui che abusava di lei, perché deve passare la notte dal padre violento.

Capire di cosa sono capaci questi?

Se una madre si oppone?

Rischia di essere accusata di ostacolare la relazione padre-figlio e di perdere l’affido. Lei, capito? Si sorvola sulla violenza di lui, ma non si sorvola su lei che si ribella ai dettami assurdi di tutori, assistenti sociali e impicci vari.

Ecco perché, la prossima volta che sentite dire che hanno tolto un figlio a una madre, non pensate subito che fosse inadeguata o instabile.

Pensate, invece, che molto probabilmente stava cercando di proteggere suo figlio dalla violenza.

E che per questo è stata punita.

Questa è la giustizia che oggi offriamo alle donne in Italia:

cieca davanti alla violenza, ma attenta a garantire i “diritti” di padri anche pericolosi.

Lo ha detto anche la Corte Europea dei Diritti Umani, condannando l’Italia per non aver saputo proteggere donne e bambini dalla violenza domestica, e per averli esposti — ancora una volta — a un sistema istituzionale complice.

E adesso, con il DDL Salomone, questo sistema vuole diventare legge.l, sappiate che è la nuova versione del DDL Pillon.

Questa roba va avanti dal 2006, siamo al 2025, immaginate quante donne stanno in questa situazione, se si guardano i dati sulla violenza in famiglia capiamo subito che sono tantissime donne, molte più dei padri separati che dormono in macchina e altre narrazioni stucchevoli.

The featured image (which may only be displayed on the index pages, depending on your settings) was randomly selected. It is an unlikely coincidence if it is related to the post.

Lascia un commento