1745 Roma Giovan Battista Piranesi pubblica Vedute di Roma

Lo scorso anno al Museo di Moncalvo da noi gestito dedicammo una mostra ai “capricci” e tra le opere esposte anche tre belle incisioni di Piranesi, lo studio della figura del grande artista fu doveroso. E vale la pena ricordare che  Piranesi con la serie Le carceri ha ispirato Escher.

Quello che qui interessa è come sia attualissimo il suo genio e le motivazioni che lo hanno spinto a tali magnifiche incisioni su Roma.

Egli afferma: “vedendo, io che gli avanzi delle antiche fabbriche di Roma, sparsi in gran parte per gli orti e altri luoghi coltivati,  vengono a diminuirsi di giorno in giorno per l’ingiuria dei’ tempi, o per l’avarizia dei possessori, con barbara licenza gli vanno clandestinamente atterrando, per venderne i frantumi ad uso degli edilizi moderni, mi sono avvisato di conservarli col mezzo delle stampe” .

Eravamo in piena epoca del Grand Tour quel viaggio d’obbligo che durava mesi se non anni che l’aristocrazia anglosassone sperimentava nel settecento. Qui essi si abbeveravano alla nostra arte e alla nostra storia. Qui “vivevano” la storia e l’arte. Si immergevano, l’assorbivano … e portavano a casa opere di Pirainesi e di altri artisti italiani come ricordo di viaggio. L’arte era contestualizzata, era vera arte solo se la si poteva godere nel luogo che l’aveva espressa. Insomma, come il vino che va bevuto nella zona ove è stato prodotto, accompagnandolo ai piatti che di quella zona costituiscono la cucina tradizionale,  solo così lo si può godere nella sua magnificenza.

L’arte e il luogo, le stesse rovine hanno un significato profondo e creativo, creano la coscienza e la nostra profonda natura.

Noi italiani siamo diversi dagli altri popoli perché siamo intrisi di quell’arte, di quel territorio, di quel spicchio di mondo unico. Questo avevano capito gli aristocratici anglosassoni e tedeschi. Questo non potranno mai capirlo gli statunitensi, gli arricchiti. Speriamo che lo capiscano gli italiani.

Maria Rita Mottola